
Il 10 maggio scorso, presso la sede provinciale dell’Associazione, il Gruppo Giovani Imprenditori di Confcommercio Imprese per l’Italia – Reggio Emilia ha organizzato un incontro dal titolo “Alla scoperta dei segreti delle banche: come difendersi dagli intermediari finanziari”.
«Non possiamo continuare a ignorare l’urlo di rabbia e frustrazione delle piccole imprese invischiate in un sistema combinato di tasse, costi e drenaggio bancario che lima continuamente gli investimenti ed erode i risparmi», dice il presidente del Gruppo Giovani Imprenditori Aurelio Trevisi: «Se i problemi dell’accesso al credito, della morsa fiscale, dei pagamenti, eccetera sono noti, il passo successivo sono le possibili soluzioni.»
«Proprio per questo –prosegue Aurelio Trevisi- il nostro Gruppo Giovani Imprenditori ha organizzato questo incontro, al quale ha invitato alcuni consulenti finanziari indipendenti ed ex dirigenti di banca. L’incontro è l’ultimo di un ciclo di tre sul tema “Banche” e “Credito”. Di questi, i primi due sono stati con importanti istituti bancari. In pratica, abbiamo invitato le banche a sedersi in una stanza con noi e a confrontarci guardandoci negli occhi. Abbiamo chiesto loro i motivi delle difficoltà di accesso al credito, abbiamo chiesto quali strade percorrere nelle varie circostanze, abbiamo fatto esempi pratici, a volte, ritagliati su noi stessi.»
«Questa volta -spiega il presidente dei Giovani Imprenditori di Confcommercio- le stesse domande le abbiamo fatte a chi in banca ci ha lavorato, e molto, ed oggi si pone, da indipendente, come un intermediario tra il sistema bancario e i privati. Abbiamo cercato di capire i meccanismi per l’accesso al credito, capire dove e come, effettivamente possiamo incontrare sabbie mobili e ostacoli. Abbiamo oggi le idee più chiare? Sì. Abbiamo però ancora più domande e perplessità. È, infatti, inutile sottolineare che le banche sono un partner obbligato che deve non solo sostenere i costi di apparati a volte sovradimensionati, ma anche poter distribuire dividendi agli azionisti, e compensi e premi ai dirigenti. Questi istituti devono e vogliono guadagnare su ogni operazione, sia di credito che di debito. Siamo lontani da quell’ideale di istituto di credito che ti accompagna nelle scelte corrette su investimenti, anche imprenditoriali, e soluzioni.»
«Forse –conclude Aurelio Trevisi- manca una controparte, una categoria nuova di istituti di credito che sia un vero e proprio sostegno per le nuove imprese e una stampella per chi è in difficoltà pur avendo solidi fondamentali. Attuare le condizioni e le regole per questo tipo di istituti, o anche agevolare maggiormente le attuali banche cooperative, potrebbe aprire il mercato. Offrire un’alternativa di cui abbiamo tremendamente bisogno ma che oggi non c’è.»