Circoli, eventi, sagre paesane: concorrenza e regole uguali per tutti

Si potrebbe parlare di scandalo, ma preferiamo dire che, come minimo, vi è una stortura nel sistema dei permessi a circoli e feste di paese.

I numeri dell’estate reggiana sono eloquenti. Secondo i nostri calcoli, suffragati da pubblicazioni varie e abbondante cartellonistica sulle vie di comunicazione, sono non meno di 200 gli eventi di circoli e le fiere paesane imperniati su pantagrueliche grandes bouffes. La fantasia non manca: si va dalla sagra del pesce… in un comune montano, alle feste che propongono non meglio identificati “piatti tipici”.

Il discorso ci pare semplice: è concorrenza sleale nei confronti dei veri professionisti della ristorazione. L’elenco degli adempimenti burocratici, fiscali e previdenziali cui è soggetta un’attività commerciale è sterminato: denunce o comunicazioni fiscali e tributarie, complesse norme igienico-sanitarie, contributi e oneri previdenziali (Inps, Inail), sicurezza sul lavoro, ambiente (scarichi, rifiuti, ecc.), tutela dei consumatori, pubblicità dei prezzi, pagamento dei diritti d’autore alla Siae e al consorzio dei fonografici (Scf). I controlli sono frequenti e spesso inesorabili; le sanzioni salatissime, anche migliaia di euro, e possono arrivare alla chiusura dell’attività. E’ così anche alla sagra del gnocco fritto? Temiamo di no.

Calcolatrice alla mano, il business ha un suo margine di redditività non trascurabile. Si tratta di feste capaci di generare giri d’affari di migliaia di euro, per non parlare degli appuntamenti capaci di richiamare più pubblico, per esempio le principali feste di partito, dove si può arrivare anche ai milioni.

Un’applicazione non particolarmente vessatoria del principio di eguaglianza richiederebbe che i controlli avvenissero nei confronti di qualsiasi tipo di soggetto che ponga in essere operazioni di rilevante interesse economico, indipendentemente dalla forma di attività. A maggior ragione in un periodo in cui tutti i livelli di governo sono apparentemente impegnati in una serrata caccia all’entrata.

Occorre anche distinguere tra circoli e “circoli”, onlus e “onlus”: per questo, ci pare davvero doveroso effettuare controlli in grado di accertare se sono effettivamente tali i soggetti che gestiscono feste e iniziative varie. I controlli siano finalizzati anche a verificare l’effettiva volontarietà delle prestazioni da parte di chi presta servizio in queste feste e cene: l’estate è davvero portatrice di una tale impennata di vocazioni a fondo perduto?

Andrà anche rivisto qualcosa nelle agevolazioni e nei privilegi anacronistici di cui certi circoli e onlus beneficiano. E, a questo punto, una domanda è lecita: questi soggetti, quando svolgono attività di somministrazione, non dovrebbero anch’essi essere vincolati alla programmazione che regola le nuove aperture dei pubblici esercizi?