TASSA PER LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI E TARIFFA IGIENE AMBIENTALE

TASSA PER LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI / TARIFFA IGIENE AMBIENTALE: IL SOLITO PASTICCIO LEGISLATIVO A CARICO DEI CITTADINI E DELLE IMPRESE? La sentenza 238/2009 della Corte Costituzionale ha definito la TIA (Tassa Igiene Ambientale) tributo dell’Ente Locale (Comune) in quanto titolare delle entrate e unico soggetto con potere impositivo e non soggetto a Iva (10%).

L’esternalizzazione del servizio attuata aveva una propria logica di bilancio in quanto permetteva di coprire al 100% il costo da parte dell’ente gestore e risolveva i vincoli del patto di stabilità dei Comuni.

Dopo più di tre mesi dalla sentenza non vi è ancora una soluzione al problema sia per il passato (rimborso Iva applicata) – da chi deve essere rimborsata? a quali utenti? come? – come anche per il presente e per il futuro delle norme applicative.

Le ipotesi e le idee ad oggi sono tante, anche fantasiose (addizionale erariale per non effettuare il rimborso, ecc.) tranne che da parte del legislatore fiscale nazionale, essendo l’Iva un’imposta nazionale o, meglio, comunitaria.

Nel caso venga confermata la non applicazione dell’Iva e il conseguente obbligo di inserimento nei bilanci dei Comuni, vi potrebbero essere degli “inattesi” oneri aggiuntivi per i cittadini e le imprese (per altro già oggi pesantemente tartassati con incrementi tariffari del 52% dal 2004 al 2009), in quanto non bisogna dimenticare che la non applicazione dell’Iva determina un’impossibilità di detrazione dell’Iva pagata sui conti da parte dell’ente gestore con la conseguenza che l’Iva diventa un costo che potrebbe essere “girato” ai cittadini e alle imprese come copertura di bilancio.

Strano anche come nella tabella A Iva parte terza punto 127-sexiesdecies soggetta al 10% non si parli chiaramente di “raccolta dei rifiuti urbani” ma di “gestione” degli stessi.

Un’altra stranezza tutta italiana, di un paese cioè che viaggia a due velocità, è che dopo 9 anni ancora non vi sia uniformità di prelievo sul territorio nazionale per la raccolta dei rifiuti. Per tanti comuni infatti esiste ancora la TARSU (la vecchia tassa sui rifiuti), prorogata di un anno in attesa di applicare la TIA, con una chiara differenza impositiva a carico dei cittadini a parità di servizio.

I Comuni sono in fase di predisposizione dei bilanci per il 2010: sarebbe dunque più che opportuna una sollecita azione da parte del legislatore per sanare questa carenza e capire come e quanto si potrebbero influenzare le scelte.

Un ultimo dubbio: prima di legiferare non sarebbe opportuno riflettere e verificare le norme? Si parla con insistenza della necessità di snellire la burocrazia, poi ci si impantana in “piccoli problemi” che possono però generare “grandi” attese o preoccupazioni per le imprese e le famiglie, con l’assurda conseguenza di doversi tutelare, con tutti i costi che tale azione di tutela comporta, per garantire i propri diritti a una corretta imposizione fiscale, e questo comporta ulteriori montagne di carte che rischiano di intasare la Pubblica Amministrazione.

 

PIER PAOLO OCCHIALI
Direttore provinciale
Confcommercio Reggio Emilia